E’ arrivata la crisi, Evviva la crisi! Era tempo che si aspettava, era lì per arrivare, eccola servita. Non poteva che andare così. È la crisi di un modello di consumo, è la crisi di un sistema finanziario mondiale spietato. È la crisi di un sistema economico, quello capitalistico, che non poteva che fallire, piegandosi su sé stesso, piegandosi su regole folli, di un consumo indiscriminato di ogni cosa, a tutti i costi. Di uno spreco diffuso, a tutti i livelli.
L’avere ha prevalso su ogni altro valore, ha creato disgregazione, individualismo, solitudine e, inevitabilmente, insoddisfazione, frustrazione.
Il terzo millennio si è aperto con la più grande presa di coscienza, quella di un mondo malato, di una società resa sempre più fragile, di un futuro che fa paura, di una precarietà destabilizzante e crescente. Abbiamo vissuto gli anni ‘60/70 con il boom economico che consentiva a tutti di sperare in condizioni di vita migliori.
Il lavoro, la famiglia, l’auto per tutti, le vacanze non più un miraggio, tutto diventava possibile. Si sperava e si credeva. Si usciva, tuttavia, da un periodo devastante, dal fascismo, dal dopoguerra, da re scappati, da alleanze disattese e da nuovi alleati che venivano in nostro soccorso bombardandoci. Cose strane capitavano.
E la nostra popolazione, basita e frastornata, usciva da lì. Così, dalle bombe e dai coprifuoco, si passava alla beat generation, dalla pubblicità del Duce si passava alla pubblicità della Vespa Piaggio. Tutto era in veloce trasformazione. L’emigrazione non era più verso l’America, ma si fermava a nord del nostro paese, alla Fabbrica Italiana Automobili Torino o alle industrie siderurgiche e metalmeccaniche del Veneto, del Piemonte, della Lombardia. Mentre quel meridione che aveva visto più lontano andava ad occupare gli uffici statali, con concorsi dove i partecipanti erano solo gente del sud.
Occupazioni che consentivano di ritrovarsi, in tanti casi, dopo meno di vent’anni di servizio, già in pensione. Per poi potersi dedicare ad altri impegni, inventando così il lavoro nero ed innescando un meccanismo che ha portato alle conseguenze a tutti ben note. Insomma, era un periodo durante il quale si poteva rialzare la testa, un periodo che veniva ad alleviare i dolori procurati da un conflitto mondiale e da una folle politica di dittatura.
La gente aveva voglia di vita, di credere, di sognare.
Ed il mondo dell’economia, della produzione, era lì, pronto a soddisfare queste richieste. E la Tv ha cominciato a quel tempo la sua missione distruttrice. La comunicazione era in un solo verso: “tutto ora si può”. Poi le cose sono andate così come si sa ed il sogno si è sgonfiato.
Chi ha voluto questo mondo, coloro che hanno preso poi il testimone per continuarlo, i cosidetti “illuminati” o “Signori del Mondo”, soggetti malati di potere, che comandano su tutti, che decidono chi deve vivere e chi morire, che muovono i fili dell'umanità, attraverso la gestione della finanza, che si possono chiamare Bilderbergs o appartenere alla World Economic Forum, sono pochi, pochissimi, che la sera spengono la luce prima di coricarsi così come spengono la luce di migliaia di bambini, donne e uomini, sacrificati per le loro scelte, di comando, di dominio, di potere, di ricchezza. Chi nasce oggi e lancia il suo primo gemito di vita, non solo è colpevole di un peccato originale che gli costerà un mestolo d’acqua fredda in testa, ma sarà già debitore di una somma attorno ai 3mila euro.