La tv è un caotico traffico di talk show condotti da pseudogiornalisti al soldo di chiunque offra un centesimo in più per sostenere una qualunque tesi, condivisa o meno, non importa. Conta il centesimo in più. Opinion maker che tradotto sta per "so un cazzo ma faccio audience e dico quello che mi dicono di dire". Medici, anestesisti, virologi e simili che hanno svolto fino al giorno prima il loro prezioso mestiere, magari con quello spirito umano che fa di quella professione una vera missione, diventati improvvisamente scrittori, filosofi, imbonitori, intrattenitori, tristi personaggi televisivi.
I giornali sono la stessa minestra, ma leggere fa apparire più colti e quindi "leggi i dati sul giornale così ti rendi conto meglio di come stanno le cose" è la frase sputata in faccia dai saccenti nei confronti di chi ha altre opinioni (anch'esse assai discutibili).
In Germania c'è un talk show titolato Hart aber fayr tradotto sta per Duro, ma giusto, o qualcosa del genere, presentato dal Welt, dove sono chiamati a partecipare solo politici ed esperti, in tema di vaccinazione obbligatoria. Uno dei pochi programmi televisivi che, secondo l'opinione di esperti di medicina e di comunicazione, ha contenuti utili per capire pro e contro il tema in questione.
Ad una puntata di Hart aber fayr, il dottor Mate Thiessen, storico della medicina, ha spiegato che le campagne vaccinali obbligatori esistono da 150 anni e, per questo motivo, si sarebbe dovuto partire da lì prima di intraprendere una qualunque azione antivirus, dalla conoscenza del passato. Mate Thiessen ha ricordato che l’introduzione in Germania della vaccinazione obbligatoria contro il vaiolo fu un insuccesso totale.
Nell'ottocento, come oggi, vi furono proteste e manifestazioni di piazza, un'infinità di certificazioni false, sfiducia e avversità nei confronti della scienza e della medicina in generale, e dei loro rappresentanti, mentre gli scettici e i contrari all'obbligo preferirono pagare la multa.
Diversamente, le vaccinazioni facoltative accompagnate da una corretta comunicazione, raggiunsero altissimi tassi di vaccinazione, nell’ordine del 90%. Il dottor Mate Thiessen si è dichiarato non contrario alle vaccinazioni, pur evidenziando un aspetto importante, scientemente ignorato. La vaccinazione, quanto più diffusa, rimane vittima del suo successo, perché, fermando la diffusione, nel tempo rende gli effetti collaterali più evidenti rispetto a quelli propri della malattia. E parliamo di vaccinazioni efficaci, come vaiolo o tubercolosi, non del Covid-19 che nemmeno arresta il contagio.
In Germania il governo tedesco è diviso tra Liberali che sono contrari all’obbligo, mentre l'SPD è invece favorevole per cui, in tutta probabilità, non se ne farà nulla a livello federale. Per spingere alla vaccinazione hanno discusso sull'utilizzo di incentivi, anzichè punizioni. Una scelta che ha portato qualche successo negli USA, anche se il premio di un fucile a pompa per ogni vaccinazione adottato nel West Virginia, lascia più di qualche perplessità... Ma stiamo parlando degli Stati Uniti, in fondo.
Una campagna di questo tipo, ovviamente senza armi da fuoco, al posto della non obbligatorietà ma a particolari condizioni, avrebbe potuto favorire le vaccinazioni, sollevando il governo dall'evidente tunnel dell'ipocrisia. Uno studio di marketing adeguato ed una appropriata ricerca di mercato avrebbe senz'altro evitato contrapposizione socilai così estreme. A meno che non sia stato esattamente questo l'obiettivo principale alla base di quest'azione.
Probabilità che non è certamente da escludere visto che il governo, con i media al proprio servizio, hanno etichettato gli scettici, dal primo giorno, come sub umani, ignoranti e inconsapevoli, untori e criminali. Essere pro-vax o no-vax è avere un'opinione, valida o meno, fondata o infondata. chi può saperlo? Il tempo, solo. Per cui vaccinati e non vaccinati dovrebbero essere messi sullo stesso piano di considerazione. La verità e il bene non sempre stanno nella maggioranza.
La memoria, anche qui, aiuta.
©Roby Rossi
nella foto: la prima vaccinazione di Edward Jenner - fotoincisione del xx secolo basata su un dipinto di Georges Gaston Melingue