viaggio nel Mali
Una delle più autorevoli guide descrive il Mali come “il gioiello sulla corona dell’Africa occidentale”. Niente di più vero. Questo è un paese che racchiude in sé tutti gli ingredienti per un’esperienza unica, capace di stupire anche il viaggiatore che ha raccontato, nel proprio taccuino, tutte le capitali del mondo. Il Mali è al centro di un territorio che parla di un passato glorioso, che narra di uno dei più grandi imperi dell’Africa.
Nel nostro itinerario, disegnato e studiato con il supporto di un estimatore e forte conoscitore di quella terra, Fulvio Biondi, toccheremo quelle città che hanno fatto grande la storia di questi popoli e dormiremo anche in tenda lungo il corso del grande fiume Niger, per coglierne tutti i suoi respiri, quelli di una natura che convive in piena armonia con l’uomo, come in pochi altri luoghi al mondo. Una natura che si tinge di ogni colore, come fosse riconoscente del bene ricevuto, come volesse regalare momenti di gioia, visioni di beltà.
Guardando la cartina si nota quanto, il Mali, sia suggestivo già nei suoi confini. Tocca, con tutte le curvature, da ovest a est il Senegal, il Gambia, la Guinea, la Costa d’Avorio, il Burkina Faso, per poi salire a nord con tratti dritti e precisi, come tirati con un righello, dovuti dal deserto del Sahara, che divide con il Niger, l’Algeria e la Mauritania.
Il deserto e il grande fiume, sono questi i protagonisti e gli elementi che hanno determinato la storia e la ricchezza di questa terra. E che hanno tracciato il profilo di un popolo ricco di culture e di tradizioni, dai nomadi tuareg alle comunità bozo, dai fula ai dogon, tutti accomunati da una profonda fede animista, che non è stata intaccata nemmeno dall’invasione musulmana, che è oggi quasi il 90% della popolazione, mentre solo il 2% è cristiana.
Sarà però l’amico e guida dogon Mabò a spiegarci che quelli sono mutamenti avvenuti nella società solo con l’arrivo di altre culture, di altre genti, ma che il popolo maliano è interamente animista, al 100%. Andrà oltre Mabò, cercando di convincerci che l’intero popolo del mondo è animista, parlandoci del rapporto che i nostri antenati avevano con gli elementi della natura, con i simboli, gli animali e lo ascolteremo con tanto interesse, perdendoci qualche passaggio, laddove il bambarà, la lingua locale, ha la meglio sul francese.
©Roberto Roby Rossi
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