Reportage dall'Uganda Tante volte non c’è risposta ad alcuni “perché?”. Oppure potrebbero essere così tante le risposte che è come non ce ne fosse nemmeno una... Tante volte non c’è risposta ad alcuni perché? Oppure potrebbero essere così tante le risposte che è come non ce ne fosse nemmeno una. Oppure spesso sono risposte che non si devono dare per non banalizzare una propria scelta, intima, personale. Quante persone e quante volte mi sono sentito chiedere
perché? Solo a pochi, pochissimi, ho cercato di spiegare
perché.
Non è facile. Neanche un po. Ogno volta devi entrarti dentro, parlare di cose che anche a te stesso raramente ti sei detto. Andando in profondità, scavando nella memoria, nei ricordi, superando a fatica quegli ostacoli che inevitabilmente la mente ti frappone. Per tutelarti, per salvaguardarti da scomode verità, da eventi rimossi, da momenti apparentemente cancellati, morti. Che morti non lo sono.
E non lo saranno mai.
Certe scelte di vita sono indispensabili alla propria sopravvivenza, per tagliare con il passato, per cambiare, per ricominciare. E ripartire sul pulito, come se nulla fosse mai stato.
Sono decisioni sofferte, nella testa, nello stomaco. Entri ed esci, dal bene, dal male. In un ossessivo moto altalenante, che ti porta su, che ti ricaccia giù. Ma ciò che ti porta su, che ti fa fare pace con il mondo, che ti fa toccare il cielo con un dito, sono cose nuove, diverse, o che cambiano. Ciò che ti ricaccia giù no, è immutabile.
Quello non cambia. Prova a raggirarti, ad ingannarti, a camuffarsi. Cambia aspetto ogni volta, si presenta sotto mentite spoglie. Ma non cambia mai, in realtà. La sostanza è quella. Ciò che ti ricaccia giù è sempre, immancabilmente, la stessa cosa:
la paura, le tante paure…
Retaggi di un passato sempre troppo presente. Che limita le scelte di ogni giorno, che pregiudica fortemente il futuro. Si capisce con il tempo, se lo si vuole capire. Oppure non lo si capisce mai.
Si chiudono gli occhi davanti ad una montagna e si dice che la montagna non c’è, non esiste montagna. Si girano le spalle e si ritorna indietro. A volte invece, per fortuna, no. Si aprono gli occhi di fronte alla montagna, quella montagna che intimorisce da morire, che fa tremare le gambe, che sovrasta. Ma
decidi di affrontarla, di giocartela, di cercare di vincerla.
E quando decidi così hai già vinto.
Il tuo cammino è iniziato, guardando davanti a te, mai indietro. E la memoria che riporta a galla sistematicamente le ansie, i timori. Memoria di un passato. E che, in quanto tale, non è più, non fa più parte di noi. Di noi oggi. Di noi oggi fanno parte i nostri nuovi piaceri, i nostri nuovi amori, i nostri nuovi interessi. Che possono essere gli stessi di sempre, ma che sono nuovi ai nostri occhi, alla nostra mente. Ora pulita, che vede ciò che è. Che possiamo accettare o rifiutare, con la serenità di una consapevolezza.
La vita di ognuno di noi è un viaggio. Attraverso emozioni e sensazioni.
Ogni viaggio, come diceva un narratore,
si fa per tornare, ogni partenza è per ritrovarsi. Ecco il motivo per cui non so e non voglio rispondere ai
perché?…
Racconterò piuttosto di ogni giorno le esperienze. E parlerò con il cuore delle cose che al cuore mi avranno colpito. Racconterò di questi luoghi, di queste genti, di questa
Africa. Con la serenità di chi sta facendo esattamente ciò che desidera fare, per sé e per chi potrà trarne anche il più piccolo beneficio. Piccolissimo, minimo. Che potrebbe essere chiuso dentro anche un solo semplice sorriso. Quello di un bimbo, di una donna, di un uomo. Un sorriso di simpatia, di complicità, magari di speranza.
Questo racconterò, forse di qualche sorriso, di questa mia Africa, libero e senza pudore, senza timore. Scriverò ogni giorno dall’Uganda per chi vorrà leggermi, per chi vorrà seguirmi.
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©Roberto Roby Rossi
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