Astamblàm
femini cutàn
Gali gali
Sticche stuc
Maringut
Chi non l’ha mai sentita, alzi la
mano... e nella platea nessuna mano si alza.
Alzi la mano chi non l’ha mai
recitata... qualcuno esita, fa per alzare la mano, si guarda attorno
e decide di tenerla giù.
Bene, di cosa si tratta? Brusìo e
sorrisi. È evidente, tutti lo sanno che è una “conta” e forse
qualcuno, magari proprio uno di quelli che prima avevano esitato, si
rivede là, “giù in cortile”, dentro nel cerchio, proprio
nell’attimo in cui la penultima sillaba è passata!
E il pensiero corre a “Fiuuuuuu...
scampata bella, tocca a un altro stare sotto”.
Oppure “noooo, mi tocca avere in
squadra quella schiappa!!!”
E si partiva per la nuova partita di
calcio, chiassosa come poche altre cose, agguerrita come la finale
dei mondiali, sudata come le famose “sette camicie”.
Oppure si iniziava a scappare perchè
il “ce l'hai” scattava subito, o ancora si cercava il
nascondiglio più originale per non venire colto da un “tana Mario
dietro la macchina”, oppure si partiva per una guardiaeladri
interminabile.
Insomma, tutto partiva da una “conta”.
Un momento di particolare tensione
perchè determinava, per quel momento, la nostra sorte.
Tutto iniziava con le precise e
insostituibili parole “facciamo la conta”... e si partiva...
Astamblàm
femini cutàn
Gali gali gan
Sticche stuc
Maringut
La “conta“, una di quelle cose che rimangono fisse nella memoria, tanto da tornare con la mente a precisi episodi, alcuni che ci avevano visti fieri ed orgogliosi, altri mortificati da un'onta pazzesca!
Ma da dove arriva sta benedetta
“conta”? Quali origini può avere un astamblam etcetc...?
Pare che la sua diffusione abbia
interessato prevalentemente il nord Italia e che una delle sue
varianti, recita:
Am stram gram/? Pique et pique et
colagram/
Bourre et bourre et rataplam/?
Am stram gram?/
Pique dame.
Andiamo alla ricerca allora di qualcosa
che può avere origine in Francia. Cosa di meglio che Wikipédia
francese? Ed eccola là che quasi impeccabilmente lei, Wikipedia,
risponde “presente”!
E ne propone due differenti
interpretazioni: una è la deformazione fonetica di un’antica conta
tedesca con primo verso enumerativo (Ein, zwei, drei…), l'altra è
la persistenza di un incantesimo sciamanico di origine nordica,
utilizzato dai Franchi nelle veglie funebri.
Sarà, ma a questo punto mi sembra
giusto proporre anche l’interpretazione che ne ha dato alcuni anni
fa l'amico Giorgio, musicista ed etnomusicologo di Parma.
A precisa domanda, Giorgio risponde con
preciso comando “prendi quel vecchio quaderno che vedi lì”, mi
dice.
Prendo, apro con la stessa cura che si
può usare nel manovrare una preziosa reliquia, e leggo i suoi
appunti.
La ricerca che mi incuriosiva l'aveva
fatta Giorgio 20anni prima. Sfoglio, leggo, cerco una risposta. Che
non esce. “Non esistono dati certissimi, né nella mia ricerca, né
in quelle di cui sono venuto a conoscenza” mi spiega Giorgio.
Quindi dibattiamo e ci interroghiamo.
Nonsense o deformazione fonetica? Nel primo caso, cercare di capirci qualcosa sarebbe solo una perdita di tempo, ma se fosse una deformazione fonetica, da quale lingua? La chiave linguistica viene da due osservazioni: le parole tronche della filastrocca e l’esistenza della conta quasi gemella d’oltralpe: quindi pazienza, intuito e un vocabolario di francese.
Astamblàm – Asta m blam – Ast am blam – Hastes en blanc, cioè “Lance (picche) in bianco”, ove bianco sta per splendente, brillante, scintillante, dal tedesco blinken da cui anche l’espressione “arma bianca”; quindi Hastes en blanc = Lance sfoderate; Femini cutàn – femi ni cutan – femme ni coûtentes = femmine gratis e poi... ecco cosa risulta:
Astamblàm Hastes en blanc, Aste
sfoderate,
femini cutàn femmes ni coûtentes!
Femmine gratis!
Gali gali gan Galli, galli, gà,
Cavalca, cavalca,
Sticche stuc […] stik et stud […]
canna e monta
Maringut m’arén, goût cedo, godo!
Ahi, ahi! Si tratta di un testo osceno. E questa constatazione ci porta già in una dimensione originaria distante dal mondo infantile: l’infanzia ha il gusto della parolaccia, del volgare, del parlar basso, mai dell’osceno. L’ambiente è chiaramente militare, l’epoca è quella in cui circolavano nel Nord Italia truppe francofone e in cui poteva avere ancora un significato corrente l’espressione “in bianco” per indicare la lama sguainata (il ‘500?).
Era un canto delle truppe? Sostiene di no Giorgio, anche se gli esempi di canzoni militari oscene straniere deformate in filastrocca non mancano, esempio ne è “Libelole” cantata fino a pochi decenni fa dai bambini di un asilo della provincia, derivata da una molto esplicita “Liebe Lole” di origine svizzera. L’Astamblàm non poteva essere proprio un canto perchè manca di una melodia precisa ed è giocato solo su due tonalità. Sembra più il grido di un imbonitore. Dato l’ambiente, perché non pensare al grido del ruffiano al seguito dell’esercito, per pubblicizzare la propria “merce”?
Quante supposizioni, quante teorie. E
nessuna certezza.
Certo è che da una di queste
probabilità deriva l'Astamblan dei cortili, la “conta”. Pensare
che dall'ambiente militare sia stato adottato in ambito giocoso non
deve fare poi così specie, anzi. Nelle caserme c'è sempre da
scegliere qualcuno per una corvé sgradevole o per una missione
rischiosa, e in quest’ultimo caso l’osceno ha spesso una funzione
apotropaica. Da qui a passare al mondo infantile ci vuole poco,
magari per un papà che l'ha scherzosamente portata in casa sui figli
per decidere a chi toccava fare il bagno per primo, o per chi doveva
scendere a prendere la legna, oppure per stabilire l'ordine
settimanale nell'aiutare mamma a fare le pulizie...
Poi deformata foneticamente dai bambini italiani, oppure appositamente mascherata dagli adulti, il canto militare francese diventa la “conta” dei cortili degli anni del lontano boom economico... già, il boom economico... ma questa è un'altra storia (cit. Carlo Lucarelli).
©Roberto Roby Rossi