Chi sia angelino alfano lo sappiamo, ahimè, tutti.
Che abbia una faccia da pirla mista deretano, tale da consentirgli di (s)governare il nostro povero paese prima con mr. B poi con l’allocco defenestrato, è anche questa cosa nota.
La stirpe alfaniana, nel segno della tradizione che vuole “faccedideretano” come brand di casa, ha saputo generare l’alessandro, degno fratello minore dell’angelino.
L’alessandro, detto ‘alfanino’, fratello minore del ministro degli Esteri (c’è poco da ridere), non è tra i disoccupati italiani, nemmeno tra gli esodati, ma nemmeno tra i cocopro coccodè cocofresco bensì, come si legge su numerosi quotidiani di questi ultimi giorni, copre un ruolo di dirigente in Postecom che garantisce annualmente, nelle tasche dell’alessandro, circa 200mila euro.
Una carriera record è quella che può vantare l’anfanino, forse però in virtù delle sue alte professionalità e competenze, vogliamo pensare.
Sarà la laurea triennale in economia conseguita a 34 anni? ci chiediamo noi.
O sarà per la sua lunghissima militanza di quattro (4) anni negli uffici dell’azienda? Altro quesito.
Si, perché nel 2013 entra in Postecom con uno stipendio di 160mila euro, per poi passare a Poste Tributi nel 2015 con un’innalzamento di altre 20mila euro annue, per approdare a Poste Italiane, nel maggio 2016, con un compenso di 200mila euro.
Qualche maligno però (sempre a pensare male costoro…) ha sollevato un’altra ipotesi del tipo “vuoi vedere che anziché meriti professionali siano stati meriti di parentela a portarlo ad una carriera così sfavillante e remunerativa?”.
Ma la gente parla parla parla, e sparla pure, tutto è da dimostrare dice l’alfanino. Si, in effetti tutto è da dimostrare.
E lo deve dimostrare, ahimè, alla Guardia di Finanza che ha aperto un’indagine per scoprire se l’alessandro scalatore di poltrone ambite ha abusato di alcune situazioni, diciamo così, favorevoli, che esulano dalla mera competenza.
Sono stati sentiti il consigliere d’amministrazione di Poste Italiane Antonio Mondardo, tesoriere della Liga Veneta-Lega Nord, il quale, dopo essere stato sfiduciato dal direttivo regionale, aveva tentato il suicidio.
Poi gli uomini in grigio hanno sentito l’ex ad Massimo Sarmi (prima Telecom poi Poste Italiane) che ha dichiarato che non era al corrente che l’alessandro fosse di casa alfaniana, sbugiardato però dal suo braccio destro Claudio Pascucci.
Non poteva mancare, in questo “inghippo postale”, l’intrigante figura di faccendiere, in questo caso ricoperta da tal Raffaele Pizza (così si chiama).
Tra oscuri risvolti, tentativi di suicidio, bugie sbugiardate, continua una delle tante vicende italiane, ovviamente nel silenzio della tv di massa.
©Roberto Roby Rossi