Un 8 marzo, questo, che è di lotta, di protesta, di sciopero.
Non un’altra triste occasione per locali, ristoranti e fiorai, ma l'occasione per una vera presa di coscienza di un mondo che ancora, e forse sempre più, esercita distinguo ed oppressione.
Donne che nelle piazze manifestano contro l’ipocrisia di eguaglianze negate, di diritti mai riconosciuti, contro una società sbagliata, Donne strette in una lotta di genere per l’affermazione di quanto è stato sempre promesso, mai dato.
Un 8 marzo che storicamente prende vita dagli scioperi delle operaie fin dai primi del Novecento, quando in ogni parte del mondo presero vita le lotte per i loro diritti violati di persone e lavoratrici. Il primo, quello delle camiciaie di New York nel 1909, poi lo sciopero e la rivolta delle operaie di Pietrogrado l’8 marzo del 1917, perché senza Donne non c'è rivoluzione possibile!
Non fiori e cioccolatini, perché non v’è nulla da festeggiare, c’è invece tanto da cambiare!
Un 8 marzo di sciopero globale delle Donne, fianco a fianco nelle piazze di Buenos Aires da dove parte l’iniziativa, per propagarsi in oltre 20 paesi del mondo, al grido di “Se le nostre vite non valgono, non produciamo”. Differenti luoghi e contesti, analoghe condizioni di subalternità e violenza per le donne: NI UNA MENOS, allora, non una di meno in piazza, la chiamata rimbalza ai quattro angoli del pianeta: Uniamoci per continuare a lottare!
L’8 marzo di sciopero delle Donne è anche in Italia. Una giornata in cui sperimentare/praticare forme di blocco della produzione e della riproduzione sociale, vestendo lo sciopero come vera e propria forma di protesta a significare le immortali forme di violenze subite, le discriminazioni e lo sfruttamento che le Donne vivono quotidianamente, 24 ore al giorno, in ogni ambito della vita, pubblica e privata.
Per portare alla luce di chi invece quella luce tende a spegnerla su quanto la violenza sia un fenomeno strutturale della società. Violenza come strumento di controllo della vita della Donna, violenza che condiziona ogni ambito dell’esistenza femminile, dalle mura di casa al lavoro, dalla scuola agli ospedali, dai tribunali ai giornali, per la strada, in ogni luogo e in ogni contesto.
Un 8 marzo per riaffermare la Donna nella sua forza, a partire dalla sottrazione, per scoprire la debolezza del mondo e della sua società senza questa energia propulsiva.
L’8 marzo 2017, una giornata senza le Donne. Che saranno al sole delle piazze, unite e strette in un abbraccio immenso, con gli occhi al cielo a salutare la primavera che arriva anche per loro, a dispetto di chi uccide per “troppo amore”, di chi, quando sono vittime di stupro, processa prima le Donne e i loro comportamenti; di chi “esporta democrazia” in nome della Donna e poi alza muri tra loro e la libertà. A dispetto di chi scrive leggi sui loro corpi; di chi le lascia morire di obiezione di coscienza, di chi le ricatta con le dimissioni in bianco perché hanno figli o perché ne avranno… a dispetto di chi offre stipendi più bassi degli uomini a parità di mansioni, nel silenzio dell’umiliazione, della frustrazione, della cattiveria umana.
Un 8 marzo 2017 che è di sciopero dai ruoli imposti dal genere.
Un 8 marzo in cui mettere in crisi un modello produttivo e sociale che, contemporaneamente, discrimina e mette a profitto le differenze.
A cento anni dall'8 marzo 1917, le Donne tornano in strada in tutto il mondo, a protestare e a scioperare contro la guerra che ogni giorno violenta i loro corpi, non solo quella fisica, ma anche quella psicologica, culturale, economica.
Allo slogan “Se le nostre vite non valgono, allora ci fermiamo!”.
E senza le Donne si ferma il mondo.
Tanto banale quanto disperatamente vero.
©Roberto Roby Rossi